Valtellina Eroica - I Vini (seconda parte)

Pronti a ripartire?


1. Valtellina Superiore DOCG 2007 - Dirupi
Ancora un vino fatto da giovanissimi, Davide e Pierpaolo, che fa ben sperare nel futuro di questa meravigliosa zona. Qui siamo di fronte a un Valtellina Superiore fatto da uve che arrivano dal Grumello e dall’Inferno, con una resa di 40 hl per ettaro, 18 mesi barrique di Allier e 6 mesi in bottiglia. Piccola parentesi d’obbligo: sicuramente, durante le nostre chiacchierate su La Cinta Milanese, ci capiterà spesso di incontrare vini prodotti con l’utilizzo di barriques: non ne sono un estimatore, ma nemmeno un inquisitore. Perciò avanti con la massima sincerità nell’approccio gustativo senza alcun timore di sottolineare le esagerazioni e le storture che si incontrano in questo bellissimo mondo. Tornando al vino, ci troviamo di fronte a un bell’esempio di colore rubino, intenso, limpido, con qualche sfumatura granata che ci rimanda alla tipica colorazione del vitigno. Annata straordinaria e al naso lo si sente subito. Sentori freschi di frutta e fiori già ben amalgamati con una piccola evoluzione data dalla botte piccola. Profumi di spezia secca, chiodi di garofano. Ottima intensità. In bocca l’impatto è deciso, un vino con una bella struttura e un buon equilibrio. Giovane, molto giovane. Il legno non dà fastidio ma si percepisce, dosato con sapienza ma presente. Anche questo vino lo abbinerei a prodotti importanti della gastronomia tellina. 85-90 pt.

2. Terrazze Retiche di Sondrio IGT Saloncello 2009 – Conti Sertoli Salis
Abbandoniamo per un istante la DOCG per tuffarci in questo nebbiolo in purezza dei Conti Sertoli Salis, il Saloncello. Vino affinato per sei mesi in tonneaux di rovere, prende il nome da una sala del bellissimo Palazzo Salis di Tirano. Alla vista si presente di un piacevolissimo colore rubino, molto giovane, l’unghia granata è poco visibile ma c’è. Di ottima limpidezza, ci colpisce per la netta consistenza. Al naso i classici sentori dei piccoli frutti di bosco, il ribes, il mirtillo. Un susseguirsi di profumi piacevoli di sottobosco e un pizzico di speziatura dolce data dall’affinamento in botte. In bocca le durezze si equilibrano bene con le morbidezze, buona persistenza, caldo, decisamente secco e con sentori gusto-olfattivi che richiamano quanto individuato con l’olfatto. Di piacevolissima beva, si presta ad abbinamenti classici con carne importante, pizzoccheri e gastronomia della zona. 85-90 pt.

3. Valtellina Superiore DOCG Valgella Ca’ Morei 2007 – Fay
Tocca ora a un altro prodotto di Marco Fay. Questa volta uve che arrivano dalla Valgella a 550 metri s.l.m., precisamente dal cru di Ca’ Morei (Casa Morelli) nel comune di Teglio. Nel versarlo nel calice arrivano al naso sentori netti di frutta rossa, note di mora e ciliegia. La maturazione per 12 mesi in barriques si fa sentire, ma non infastidisce. Il colore è rubino tendente al granato, sviluppa lacrime e archetti che ci fanno pensare a un ottimo estratto e a una buona consistenza. Al naso si confermano i profumi che giravano nell’aria, splendido esempio di vino di montagna ben addomesticato dalla botte piccola. La prima sensazione è quella della morbidezza, polialcoli e alcol ben presenti. Subito l’attacco dell’acidità ci ricorda l’età giovane del vino, subito il tannino cerca spazio e chiede ancora tempo per fondersi meglio nella sostanza. Vino che ha ancora molti anni davanti a sé e forse ne ha proprio bisogno sin da subito. Da lasciare in cantina e gustarselo fra 5 anni almeno. In abbinamento il consiglio è sempre quello della tradizione, su tutti un formaggio bitto di media stagionatura.

4. Valtellina Superiore DOCG Grumello Riserva 1997 – Pelizzatti
Siamo di fronte alla storia della Valtellina. Un Pelizzatti - i discendenti diretti son quelli di Ar.Pe.Pe. -, uno dei nomi gloriosi dell'enologia Valtellinese dopo la rinascita dal disastro del gruppo elvetico Winefood. Ora, insieme alla Nino Negri di Chiuro, fa parte del Gruppo Italiano Vini che ha l'uso esclusivo del nome. Ecco un vino che fa un percorso figlio della tradizione: lunga macerazione sulle bucce e 4 anni di botte grande. I vigneti son quelli tra Sondrio e Montagna, lungo la sponda destra dell’Adda: esposti a sud e allevati a guyot in terreni sabbio-limosi poco profondi. Resa inferiore a 60 quintali per ettaro (il disciplinare ne prevede 80). Versando il vino nei calici si sprigiona nell’aria un profumo incredibile di frutto. Esame visivo: granato deciso, sua maestà il nebbiolo, e grande consistenza. Al naso il capolavoro: confettura di frutti rossi ben maturi, spezie come la cannella e il chiodo di garofano. Note di tabacco e cuoio. Ad una successiva inspirazione ecco il nebbiolo che ci parla di fiori e ancora di frutta di bosco, viole e more percepibili in maniera netta anche da un naso poco allenato. In bocca ha dell’incredibile, asciutto, sapido, austero ed elegante. Le mie sicurezze sulla Sassella vacillano, son di fronte a un campione assoluto della denominazione. Lungo, davvero una persistenza gusto-olfattiva che non finisce più. Ma soprattutto una bevibilità eccezionale, vien voglia di riempire di nuovo i calici e brindare ai tesori di queste montagne. Incredibilmente maturo ma con davanti ancora una decina d’anni buoni. O forse più. Chapeau. Lo abbino volentieri a un bitto di 7 anni o a un formaggio di grotta di Livigno. 90-95 pt.


5. Sfursat di Valtellina DOCG 2008 – Rainoldi
Ci tocca riprenderci dopo un Grumello straordinario. Ci buttiamo nella denominazione Sfursat o Sforzato di Valtellina DOCG a cui riserverò su La Cinta Milanese uno speciale 2002 assolutamente da non perdere. Rainoldi, azienda storica di Chiuro, Peppino e Aldo, nomi noti a tutti gli appassionati di questa valle. Questo loro prodotto possiamo classificarlo come un “base” anche se fa i suoi 18 mesi in botti di rovere e 12 mesi in bottiglia. 9000 le bottiglie prodotte ogni anno. La Riserva, fatta in particolari annate favorevoli, è il celebre Fruttaio Ca’ Rizzieri. Mi avvicino a questo vino con curiosità, la Rainoldi è stata la prima azienda che a 18 anni ho, inconsapevolmente - ma questa è una storia a parte -, conosciuto e visitato. Agli occhi appare un mantello rubino con nette sfumature granate. Colore compatto, limpido e decisa consistenza. All’olfatto ci ritroviamo i profumi tipici del nebbiolo di queste zone con una speziatura leggera che arriva dal legno e quei sentori ancora in fieri della confettura di more. Uno Sforzato molto giovane anche durante l’impatto con le papille gustative. Secco, abbastanza equilibrato, un po’ spigoloso nelle sue componenti tanniche, buona persistenza e decisamente di corpo. Ha bisogno ancora di maturare in bottiglia con pazienza e attenzione. Abbinamenti consigliati? Una carne rossa importante, capriolo, cervo. Formaggi locali. 85-90 pt.

6. Sforzato di Valtellina DOCG Ronco del Picchio 2006 – Fay
Ultimo vino in degustazione, il Ronco del Picchio annata 2006. Resa molto contenuta, 35 hl per ettaro di uve raccolte a 650 mt di quota. Dodici i mesi passati in barrique e sempre dodici quelli passati in bottiglia. 7900 bottiglie prodotte ogni anno, produzione decisamente limitata. Ancora uno sforzato, tipologia che è riuscita a risollevare con forza e decisione l’intero comparto vitivinicolo valtellinese dopo i cattivi maestri dei decenni ormai alle spalle. Granato brillante che roteando nel bicchiere ci segnala un certo corpo e un buon estratto. Frutti rossi, confettura di ciliegie, note di pepe e cacao. Una decisa ossigenazione sottolinea ancor di più le sensazioni fruttate e floreali del vino. Chiara tostatura data dalla barrique ma nessuna prevalenza sul frutto. Piccoli sorsi ce lo fanno capire e apprezzare ancora di più in quella sua estrema e deliziosa dolcezza data dal frutto, e non dal legno. Un vino che emoziona più in bocca che al naso, vien voglia di versare e berne ancora un po’. Tannino di buona fattura, persistenza importante, equilibrio improntato alla perfezione ma per arrivarci c’è bisogno ancora di un decennio in cantina. Non di più. Splendido con abbinamenti tradizionali di carne brasata. 85-90 pt.

Eccoci giunti al termine di questa carrellata. Preso per la mano da sapienti guide, ho avuto la fortuna di compiere un percorso che oserei dire completo sulla realtà vitivinicola della Valtellina, soprattutto riguardo la denominazione Valtellina Superiore DOCG. Certo, si potrebbe subito rimarcare l’assenza di alcune eccellenze – su tutte il Vigna Regina, una Sassella “baroleggiante” direbbe Veronelli. Son contento però di avervi presentato questi grandi vini e mi auguro di avervi comunicato quel fil rouge che accompagna i nostri sensi e che, con una maestria che si sta migliorando di anno in anno, unisce ma non uniforma né appiattisce a uno standard i prodotti a base nebbiolo di questi eroici vignaioli di montagna.
sn




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